Rimettere in sesto una vigna di oltre 50 anni, ormai abbandonata, combacia con la mia pace interiore, perché vedere i filari in ordine mette in ordine anche i miei pensieri.
Nella mia vigna ci sarà sempre mio nonno che ara con i buoi e il rispetto che aveva per la terra.
Nella mia vigna ci saranno sempre i silenzi di mia nonna che raccoglie la cicoria mentre ci insegna le erbe buone.
Oggi mi piace pensare che facesse solo finta di non vedere le nostre marachelle e, che, quell ‘unica pianta di aleatico o moscato posta dai contadini alla fine del loro filare, fosse stata lì solo per noi, per i nostri sorrisi e le nostre “avventure”.
Ciò che amo lo sento nel sangue , nelle ossa, nell’ impegno quotidiano per produrre un vino che faccia conoscere la sostanza di cui è fatta la mia terra.
Chi sono
Ho imparato a conoscermi stando a casa, e per casa intendo il mio posto di lavoro. La vigna.
Sono un cantastorie di un’ intera annata trascorsa a “casa” attraverso un bicchiere di vino.
La vigna mi circonda, mi dà i suoi frutti e mi accompagna alla scoperta della storia che mi lega con la natura. Una storia di armonia ed equilibrio.
Ho capito che nel lavorare la terra argillosa, zappandola e curandola senza utilizzare la chimica, si nascondono la pazienza e la perseveranza, e si possono rispolverare i ricordi di un’ infanzia data perduta.
Nella mia vigna c’è il sorriso di mio nonno, le mani segnate, le magliette sudate, gli scarponi infangati e i guanti bucati. Nella mia vigna c’è il passato, ma ogni volta che ci sono in mezzo mi vengono in mente cose buone per il futuro.
Cantina
I lavori della cantina sono stati il segno della mia vita, il mio inverno. Sono stati la tappa obbligata che mi ha dato sollievo. Hanno pulito l’amarezza dell’autunno, per traghettarmi dritto verso la mia primavera.
Ora la cantina culla la tranquilla lentezza dei vini nei tini, ascolta i confronti tra amici sul vino che verrà e accoglie gli animi caldi della vendemmia. Ogni annata avrà la sua storia, raccontata dal vino.
Inizio una nuova vita e me ne accorgo perché in cantina sorrido e si sa, il sorriso è un sogno che ce l’ha fatta.
La mia cantina odora di semplicità.
Allerona
È qui che sono nato ed è qui che vivo. Questo è l’ unico luogo in cui mi sento a casa, in mezzo alle verdi colline umbre, tra stradine sterrate che conosco a memoria, dove il tempo è scandito dalle campane, circondato dai sorrisi di gente curiosa che mi ha visto crescere.
Allerona è il mio paese: è casa, radici, colori, ricordi, tramonti. È un orizzonte che mi appartiene. È ulivi e vigneti in cui da bambini giocavamo a essere John Rambo con armi di legno improvvisate e dove correvamo in bici, sfidandoci con gare di salti mirabolanti.
Allerona è un fermo immagine di un passato che mi abbraccia ogni giorno, invitandomi all’essenziale. È l’ entusiasmo e il sorriso che danno il senso a ogni cosa.
Balena
Passeggiare in un campo, imbattersi in una conchiglia e vedere il mare in una pozzanghera.
Gusci di noci della colazione del nonno che diventano scafi inaffondabili ed essere pronti a salpare nel mare del pliocene…
Un mare narrato dai nonni, un mare di un tempo molto molto lontano, un mare che ci faceva sognare e vedere le piante sott’acqua e le colline diventare onde.
Qui, silenziosa e solitaria, nuotava sui fondali , accarezzando con la pancia la stessa terra di sabbia e argilla dove io oggi trascorro le mie giornate.
Si muoveva lenta e tranquilla, in quella natura remota, di cui lei era la custode, in un equilibrio esatto, solido e pacifico, che ancora avverto nei frutti del mio lavoro. E, come lei, silenzioso e attento, cerco di custodire con fedeltà le antiche tradizioni, proteggendo l’eredità del passato nel rispetto dei ritmi naturali.
Lei era la Balena, una strada che mi ha portato nell’ unico posto possibile: il mio.